Veduta di Ronciglione
Veduta di Ronciglione

DOMENICO MASSENZIO(1)

Domenico Massenzio nacque a Ronciglione il 28 marzo 1586, terzo figlio di «Maxentio alias il sordo» ed Elisabetta di Ambrogio caldarario. Ronciglione, cittadina oggi in provincia di Viterbo, all’epoca era parte del Ducato di Castro, governato dalla famiglia Farnese.

Maxentio padre probabilmente morì nel 1594. Nel 1598 Domenico fu accolto a Roma tra i fanciulli cantori della chiesa di S. Luigi dei Francesi e ospitato in casa del maestro di cappella, Giovanni Bernardino Nanino. Il maestro era incaricato dell’istruzione e del mantenimento degli apprendisti cantorini; furono suoi allievi due celebri fratelli compositori romani: Gregorio e Domenico Allegri. Nel 1601, mutata la voce, Massenzio lasciò la cappella per farvi ritorno come cantor tenoris e chorista dal 1603 al 1605. In seguito si dichiarerà allievo solo di Nanino, proclamandolo in due dedicatorie delle sue opere a stampa.

La cultura e l’arte erano all’epoca fortemente permeate dall’energica azione moralizzatrice della Chiesa cattolica. Le istituzioni gesuite, in particolare, curavano l’educazione dei giovani; moltissimi artisti si formarono in seno a queste scuole. Come tanti suoi contemporanei, anche Massenzio proseguì gli studi presso i gesuiti del neonato Seminario Romano, distinguendosi immediatamente per le sue eccezionali qualità musicali.

Nel 1612 prese gli ordini sacerdotali ed esordì come compositore, pubblicando fino al 1643 almeno diciassette libri di musica sacra, quasi tutta in latino. Nel corso dei primi brillanti anni di carriera ebbe diversi incarichi musicali; gli fu inoltre concessa una rendita come beneficiato dal principe Farnese. Scomparve poi per molto tempo dalla scena editoriale, forse a causa di un incidente che ebbe con i superiori della Congregazione dei Nobili, presso cui era a servizio (fu accusato di non aver obbedito alle disposizioni dei sodali riguardo alla musica). La congregazione era un organismo molto potente, che riuniva al suo interno uomini ai vertici della vita politica, sociale e culturale, anche a livello internazionale.

Nel 1629 fu pubblicata la Scelta di madrigali, unica edizione massenziana di composizioni su testo in italiano, oltre al singolo madrigale Amasti amato amante (‘offerta’ poetica a San Francesco d’Assisi), inserito nel 1640 in una ‘Raccolta d’arie spirituali’ di vari autori. L’ultimo componimento stampato ancora vivente è il mottetto Sitientes, contenuto all’interno della silloge Motetti d’autori eccellentissimi del 1646.

A settembre del 1657, probabilmente ammalato, Domenico Massenzio dettò testamento. Morì ‘santamente’ il mese successivo, il 23 ottobre 1657, nella casa dove abitava in Vicolo del Babus, vicino all’attuale Fontana di Trevi. Il giorno seguente fu sepolto nella tomba comune dei beneficiati a S. Maria in Via Lata, secondo la sua volontà.


Dedicatoria di Domenico Massenzio per la Scelta di madrigali del 1629
Dedicatoria di Domenico Massenzio al padre Egidio Marazzini, pubblicata nella Scelta di Madrigali del 1629. La data è alterata da una mano ignota, forse per far sembrare l’edizione più recente

Domenico Massenzio fu uno dei protagonisti della ricca stagione musicale sacra della prima metà del Seicento romano. Il testo della sua canzonetta Alla viola mammola, seconda composizione della Scelta di madrigali, esprime un tratto caratteristico dell’estetica di matrice religiosa di quel tempo: esalta infatti l’umiltà, simbolicamente rappresentata dalla viola; probabilmente per questa ragione, il compositore scelse la forma musicale popolaresca della canzonetta. Il piccolo fiore di prato assurge a modello di virtù, a cui si inchina anche la rosa, regina dei fiori.

Testo (Anonimo):

Lampeggi, e stai nascosa, O tra bei fior vezzosa, Dunque sei più gentile, Per te si god’aprile, Perché celi ravvolto Tra l’erbe il vago volto.

Lusinghi anco ritrosa, O tra bei fior vezzosa, E scopri nell’ardore; Ma più col bel pallore, Che tra schiera fiorita Sei dolce calamita.

S’inchina a te la rosa, O tra bei fior vezzosa, Che sol per te odorato Le prime gemme al prato, Perché dunque ti celi, E’l bel volto non sveli?

Lampeggi, e pur ascosa, O tra bei fior vezzosa, Anzi i pregi più rari, Da te a celar s’impari, Che pregio esposto, in vano Fugge rapace mano.

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Alla viola mammola (dalla Scelta di madrigali, Paolo Masotti, Roma, 1629)
I Cantori di S. Carlo, Madrid, Salón de Actos de la Real Academia de Bellas Artes; Radio Clásica: El barroco italiano de la invención a la culminación

Antonella Nigro, soprano
Andrea Damiani, tiorba
Marcello Candela, cembalo

 

(1) Le notizie contenute in questa pagina sono tratte dal libro: Domenico Massenzio da Ronciglione. Il sublime discreto, di ANTONELLA NIGRO, Rugginenti, Milano, 2012, e dall’articolo Domenico Massenzio. Una nuova biografia con documenti inediti, in DOMENICO MASSENZIO DA RONCIGLIONE, Opera omnia, edizione critica a cura di Claudio Dall'Albero e Mauro Bacherini, Rugginenti, Milano, 2008, vol. I, pp. XVII-XXXIII e XXXIV-LI. Il madrigale Alla viola mammola è trascritto in notazione moderna nel vol. VI della stessa opera, p. 120.