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Uno fra i più illustri esponenti degli evirati cantori fu Pier Francesco Tosi, celebre soprano, didatta e autore delle Opinioni de' Cantori Antichi e Moderni, (19) prima esposizione metodica circa la tecnica del canto. Pubblicate nel 1723, le Opinioni costituiscono una fonte preziosa sugli insegnamenti impartiti nella seconda metà del '600; Tosi nacque infatti nel 1653, e quando pubblicò il suo metodo aveva settant'anni. Il canto che egli descrive si differenzia dalla pratica odierna soprattutto per l'uso combinato dei registri di petto e di testa e per la pronunzia delle vocali. (20)

"Un diligente Istruttore sapendo, che un soprano senza falsetto bisogna che canti fra l'angustia di poche corde non solamente procura di acquistarglielo, ma non lascia modo intentato acciò lo unisca alla voce di petto in forma che non si distingua l'uno dall'altra, che se l'unione non è perfetta, la voce sarà di più registri e conseguentemente perderà la sua bellezza (21) [...] Se tutti quegli che insegnano i princìpi sapessero prevalersi di questa regola, e far unire il falsetto alla voce di petto de' loro Allievi, non vi sarebbe in oggi tanta scarsezza di soprani.[...] quanto più le note son'alte, tanto più bisogna toccarle con dolcezza, per evitare gli strilli (22)[...] Nelle femmine che cantano il soprano sentesi qualche volta una voce tutta di petto, ne' maschi sarebbe però una rarità, se la conservassero, passata che abbiano l'età puerile." (23)

La fusione dei due registri, che secondo l'antica scuola costituiva la condizione imprescindibile per l'estensione della gamma vocale, nelle epoche successive andò sempre più in declino fino a venire sostituita da una tecnica volta all'utilizzo della voce principalmente su di un unico registro. Il canto di petto non era una novità; già alla fine del '500 lo stesso Zacconi così affrontava l'argomento:

"[...] in fra tanti diversi pareri (osservando), ho trovato che tra le voci di testa e quelle di petto, quelle di petto sono le migliori per comun parere. [...] Quelle poi che sono meramente di petto sono quelle che nel intonar che fanno, uscendo dalle fauci, par ch'eschino fuori cacciate da vehemenza pettorale; le quali sogliono assai più dellettare che le di testa (24) [...]"

Anche se a queste asserzioni non si vuole dare valore assoluto, esse testimoniano che la tecnica del canto di petto, in una accezione forse analoga alla nostra, nell'Italia tardorinascimentale era comunque già in uso.

Alimentando la confusione generata dal termine 'passaggio', (25) a volte si ritiene impropriamente che questo si trovi all'ottava alta nelle voci femminili rispetto a quelle maschili. (26) Il registro misto, che permette d'innestare con gradualità e dolcezza i suoni di petto in quelli di testa dissimulando la cesura tra i registri è invece situato ad altezze medesime per entrambi i sessi; grazie ad esso le donne possono cantare con vigoria anche le note gravi, mentre tenori, baritoni e bassi acquistano grande estensione e facilità verso l'acuto.

Il falsetto del Tosi non è quello usato dagli odierni sopranisti e contraltisti, né tantomeno la voce 'che l'uomo può fare quando burlescamente vuole imitare la donna'. (27) I moderni falsettisti usano prevalentemente il registro di testa puro, senza mescolarlo con quello di petto; inoltre 'coprono' i suoni, pratica non suffragata dai documenti del periodo barocco. A volte l'emissione che ottengono è piuttosto dura, mentre morbida e pastosa è quella che si ode, ad esempio, nelle incisioni di famosi falsettisti italiani della Cappella Pontificia realizzate nei primi decenni del '900, o da Alfred Deller, (28) che mostra chiarezza di timbro e, pur appartenendo alla tradizione vocale inglese, notevole dolcezza di suono.

"Le voci ordinariamente si dividono in due registri, che chiamansi, l'uno di petto, l'altro di testa, ossia falsetto. Ho detto ordinariamente, perché si dà anche qualche raro esempio, che qualcheduno riceve dalla natura il singolarissimo dono di poter eseguire tutto colla sola voce di petto. Di questo dono non parlo. Io parlo solo della voce in generale divisa in due registri, come comunemente succede. (29) [...] La grande arte de' cantanti dev'esser quella di rendere impercettibile a chi li sente, o li vede cantare la minore o maggiore difficoltà, con cui cavano le voci dei due differenti registri di petto e di testa. Ciò solo può ottenersi unendole finemente [...]". (30)

Giambattista Mancini, autore delle Riflessioni Pratiche da cui è tratto questo passo, si riallaccia manifestamente ai principii di Tosi. Egli tuttavia scrive:

"Farà meraviglia a molti de' miei Leggitori, come mai, dopo un sì gran numero di valorosi cantanti, che tuttora fioriscono, possa essere invalsa l'opinione, in cui da qualche tempo sono, non solo gli'Italiani, ma anche gli Oltramontani stessi, che la nostra Musica sia affatto decaduta, e che vi manchino buone scuole, e buoni cantanti. Convien però confessare, che se tale opinione è falsa rispetto alle scuole, purtroppo è vera rispetto ai cantanti, de' quali nessuno si vede sottentrare per riempire con onore il vuoto lasciato dai vecchi artisti." (31) (>>>Continua...) (<<<Precedente)

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(19) P.F. TOSI, op. cit.

(20) P. F. TOSI, op. cit. pag. 44. È interessante riportare la nota di L. Leonesi che scrive 'Leggendo questo lavoro viene sovente e spontanea alla mente che la principale regola del canto è l'unione dei registri. Ma non è dato trovare né nel Tosi, né in alcuna tradizione antica, tanto meno nei dizionari tecnico-musicali la frase oggi così in uso che la difficoltà del canto consista nell''impostare' la voce (...) in verità questa frase non la si trova neppure nei metodi di Fétis, del Garcia, di Delle Sedie, Lablache, ecc. (...) Altrettanto dicasi delle frasi 'voce aperta' e 'voce chiusa' anche esse ignorate nei dizionari tecnici e nelle tradizioni classiche. Si parla di vocali aperte e chiuse, ma per l'esigenza della parola, mai per indicare un dato sistema di canto. Sono convinto che queste due qualità di voci siano avvenute da un falso sistema di canto.'

(21) P. F. TOSI, op. cit. pag. 38.

(22) P. F. TOSI, op. cit. pag. 35.

(23) P. F. TOSI, op. cit. pag. 42.

(24) L. ZACCONI, op. cit. Libro I, f. 77 Cap. LXVIII.

(25) Nel gergo canoro si indica genericamente con il termine 'passaggio' sia il cambio tra il registro di petto e quello di testa, sia il punto in cui si prolunga il registro di petto fino alla zona in cui la voce maschile passerebbe sul registro di testa. Non ha alcun riscontro con le tecniche del canto del passato l'accezione per cui invece si intende odiernamente con tale termine il superamento del registro di testa - nei soprani - all'altezza circa delle note mi4-fa4. Infine, come abbiamo già visto, la stessa parola nella terminologia antica è sinonimo di 'diminuzione' virtuosistica.

(26) MANUEL PATRICIO RODRIGUEZ GARCÌA, Trattato completo dell'arte del Canto, ed. Ricordi 2185 - Parte I (a cura di Alberto Mazzucato). Nella Relazione sulla Memoria riguardante la voce umana, pag. V, si legge: 'Afferma il signor Garcìa che questa parte comune ai due registri (di petto e di falsetto, n.d.r.) abbraccia le stesse note tanto nelle voci d'uomo come in quelle di donna'.

(27) P. F. TOSI, op. cit. pag. 38, nota 2 di Luigi Leonesi.v

(28) Alfred George Deller (1912 - 1979), falsettista inglese. La sua ampia discografia è facilmente reperibile.

(29) GIAMBATTISTA MANCINI, Riflessioni Pratiche sul canto figurato..., Rivedute, corrette, et aumentate. III ed., Milano, Giuseppe Galeazzi, 1777, pagg. 62-63.

(30) G.B. MANCINI, Ib. pag. 64.

(31) G.B. MANCINI, Ib. pag. 42.